krilov 4 stagioni

Antonio Vivaldi
THE FOUR SEASONS

S. Krylov, violino
Lithuanian Chamber Orchestra

Deutsche Grammophon 4812639

Nessun violinista resiste al fascino del Prete Rosso e prima o poi mette in repertorio almeno qualche partitura vivaldiana.
A questa regola non sfugge Sergej Krylov, nato a Mosca ma italiano d’adozione (suo maestro: Salvatore Accardo).

Già bambino-prodigio (primo concerto all’eta’ di cinque sani), ha vinto alcuni dei più.importanti concorsi violinistici internazionali, collaborando con orchestre e direttori famosi.
Per il suo debutto con l’etichetta gialla della Deutsche Grammophon ci propone dunque una registrazione del 2014, effettuata a Vilnius, alla testa dell’Orchestra da Camera Lituana.

Nel CD troviamo “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione” op.8, coi nn. 1-2-3-4, cioe’ quelli universalmente noti come “Le quattro stagioni”, ed i nn. 7-8 dell’op 4, “La Stravaganza”.
Una disamina delle opere mi sembra francamente inutile, inflazionata dopo centinaia e centinaia di registrazioni, di pubblicazioni, di dibattiti e di celebrazioni sviluppatisi da quell’ormai lontano 1942 in cui vide la luce la prima registrazione mondiale dell’op 8, da parte di Bernardino Molinari, alla testa dell’Orchestra di Santa Cecilia.

Vennero poi i “Virtuosi di Roma”, i “Musici”, i “Solisti veneti”, tanto per citarne alcuni, che con la loro opera di riscoperta, anche interpretativa, portarono alle nuove registrazioni filologiche e con strumenti originali dell’ultimo trentennio.
Che dire allora di questo CD ? Sergej Krylov e’ senza dubbio ricco di talento e con una preparazione tecnica di altissimo livello, ma… non credo che il suo target sia la musica antica. Penso che la scelta di Vivaldi per il disco d’esordio con la Deutsche, sia stata dettata più da motivi “commerciali”che da una particolare predisposizione per questo genere musicale. Oggi Vivaldi “tira” nel mercato discografico, favorendo un successo di vendite che è sempre un buon viatico per una prima incisione.

Il pathos, la cura della prassi esecutiva, l’approccio filologico-interpretativo che, fungendo da regola, contraddistinguono i barocchisti dei nostri anni, qui li ritrovo con difficoltà.
Si tratta di una bella registrazione, l’interpretazione e’ pulita e puntuale, forse addirittura troppo asettica. Certamente non è la musica che il Prete Rosso insegnava e pretendeva dalle orfanello del Pio Istituto della Pietà.
Aspettiamo nuove incisioni.

Angelo Formenti