Cover CD Massenet - AVEA

Jules Massenet

“Integrale Piano Music”

Maurizio Zaccaria

CD ÆVEA Æ16003

I primi amori si possono mettere da parte non perché il sentimento sia venuto meno, ma per il fatto che la vita di un uomo è fatta di tante strade che possono anche separare e portare da tutt’altra parte rispetto alle buone intenzioni iniziali. E ciò vale per tutti i tipi di amori, anche quelli musicali. Ne sa qualcosa Jules Massenet, che è passato alla storia (e anche tuttora al presente) per essere stato un apprezzato e fecondo operista (titoli come Manon, Werther, Thaïs e Don Quichotte sono tuttora in cartellone nei teatri di tutto il mondo), anche se il primo amore, appunto, fu sicuramente il pianoforte che venne tuttavia abbandonato dal compositore romantico francese per non essere costretto a stare perennemente a stecchetto, visto che i magri proventi derivati dalle lezioni di piano non gli potevano garantire una vita dignitosa. E ciò soprattutto dopo la vittoria al Prix de Rome, avvenuta nel 1863, che gli aprì le porte del successo non delle sale concertistiche ma dei palcoscenici teatrali. Eppure, se i primi amori si possono mettere da parte, come è accaduto appunto a Massenet, il quale tuttavia ricevette il primo riconoscimento artistico a diciassette anni proprio vincendo un premio pianistico al conservatorio, questo non significa che si possano dimenticare, a cominciare da noi posteri che possiamo ora fare affidamento su questa interessante registrazione che vede uno dei più brillanti giovani pianisti italiani, Maurizio Zaccaria, il quale ha dedicato un denso CD all’integrale dell’opera pianistica di Massenet. Opera che rappresenta uno scrigno dal quale non è che vengano fuori impareggiabili e preziosissimi gioielli, bensì una pletora di brani che non fanno altro che mettere in luce e ribadire quanto già presente ed enunciato nella sua produzione lirica, ossia una notevolissima capacità di tinteggiare una tessitura articolata e ottimamente equilibrata (senza che ne vadano a discapito effetti e capricciose raffinatezze) con dosate pennellate di melodia e di languorosa vaporosità. Certo, non mancano i contrasti drammatici, le impennate timbriche, i momenti in cui l’eloquio e il tenue lirismo lasciano spazio a proiezioni che sfiorano (ma non varcano) i territori della dissonanza. Pagine gradevoli, indubbiamente, ma che se non ci fosse stato Maurizio Zaccaria, avrebbero rischiato di risultare alla lunga stucchevoli (il minutaggio sfiora gli ottanta minuti), poiché il valore aggiunto di questa registrazione sta proprio nella presenza di questo artista che ormai rappresenta una certezza consolidata nel panorama pianistico nazionale. Zaccaria è stato capace di restituire a queste pagine (si ascoltino “Dix pièces de genre”, le “Improvisations”, “Un Momento musicale”, “Deux impressions”) la loro connotazione precipua, quella di eseguirle come degli affrschi in perenne movimento, fissando sfumature, infinitesimali cangiamenti timbrici, dosando sul rubato e non lasciando il fraseggio a briglia sciolta, ma inquadrandolo in cornici capaci di esaltare il quadro che ospitano. Ecco, Zaccaria ha colto proprio il significato di queste pagine che nella liquidità dei loro colori sono state fissate sapientemente da un’esecuzione che le fa rivivere come se fossero delle pagine liriche in miniatura, quelle che Grieg avrebbe definito, riferendosi alla sua opera pianistica rispetto alla somma produzione dei grandi tedeschi, delle “piccole costruzioni edificate tra montagne, foreste e mari grandiosi”. Una nota di merito va alla presa del suono effettuata da Alessandro Simonetto, il quale è riuscito a fissare sapientemente la magnificenza dello Steinway D-274 usato da Zaccaria, restituendo una dinamica naturalissima e veloce (gli armonici!) e incastonando lo strumento in un palcoscenico sonoro la cui presenza ravvicinata non è fonte di disturbo per l’ascoltatore.

Andrea Bedetti