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FOR THE LOVE OF BRAHMS

Joshua Bell, viol./ Jeremy Denk, piano/ Steven Isserlis, cello.

Academy  of St Martin in the fields

Sony classical  88985321792

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Un disco particolare, quest’ultimo di Joshua Bell, dedicato a un fatto che accomuno’, forse loro malgrado, tre personaggi famosi nel mondo della musica e non solo: la storia d’amore che, intorno alla metà dell’ 800, vide protagonisti Robert Schumann, sua moglie Clara Wieck e Johannes Brahms. A quel tempo , di questo triangolo parlarono e sparlarono in molti, il gossip galoppo’ per l’Europa  e dura tutt’oggi, il più delle volte evocando i romanzi rosa della serie Harmony. Tutto nacque nel settembre del 1853, quando il diciannovenne Brahms venne presentato ai coniugi Schumann dal comune amico Joseph Joachim, giovane ma già famoso violinista. Brahms sottopose le sue composizioni a Robert e Clara che le apprezzarono e lo incoraggiarono: aveva fatto colpo sia su Schumann che sulla Wieck, una delle più famose e apprezzate concertiste europee. Anzi, Brahms le dedico’ alcune delle sue migliori composizioni, come il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2, che Clara amo’ molto e suono’ più volte, peraltro con gran fatica, uscendone sempre molto provata, se non sconvolta. Peraltro, proprio in quegli anni, Schumann, così inquieto e sognatore, inizio’  a manifestare  i segni di una neurolue che ne mino’ inesorabilmente le facoltà cognitive e comportamentali, con amnesie, abulia, un tentativo di suicidio, per arrivare nel 1854 al ricovero in manicomio, dove la malattia lo porto’ a morte in capo a due anni. Clara, che gli otto figli avevano allontanato dalle scene, riprese per necessità le sue turnee in giro per l’Europa, si trovo’ al fianco il molto più giovane (ben 14 anni) Brahams che le si dedicò con la tenerezza adorante di un innamorato, forse già consapevole che, nonostante tutto, Clara non l’avrebbe mai assecondato in questo “impossibile” sogno d’amore. Una vera storia romantica. Ma i tre Solisti protagonisti di queste incisioni ci vogliono invitare, attraverso la penna di Steven Isserlis, che firma le note del libretto d’accompagnamento, ad un atteggiamento meno greve e meno codino nel porci di fronte a questa storia, per cercare invece di comprendere come un fatto così destabilizzante possa aver giocato in qualche modo un ruolo non secondario non solo nella vita quotidiana, ma anche nella vita artistica e creativa dei tre protagonisti.

A sostenere questo invito, Bell, Isserlis e Denk ci propongono un CD con il seguente programma: il Doppio Concerto op. 102 di Brahms, il Concerto in re min, Il Langsam (con il finale di B. Britten) di Schumann e infine il Piano Trio, sempre di Brahms, nella versione 1854. I motivi di queste scelte vengono esposti nel libretto introduttivo.Si tratta di idee, di confronti,di richiami a precedenti composizioni, di identificazione di ciascuno dei tre vertici del triangolo con i tempi delle composizioni stesse e infine del periodo in cui la singola composizione venne creata. Un particolare curioso riguarda il concerto per violino WoO23 composto da Schumann nei mesi precedenti il suo ricovero e quindi la sua morte. Clara e Johannes decisero di non stampare e di non diffondere la partitura fino al 1956, data in cui si sarebbe compiuto il centenario della morte di Robert. In realtá questo non avvenne perché Hitler ne ordinó la prima esecuzione nel 1937 senza peraltro che il pezzo ottenesse un particolare successo.                                                               Nel 1958 Benjamin Britten e Yehudi Menuhin presentarono al festival di Aldeburg solo il movimento lento con una “coda” dello stesso Britten, come “elegia per violino e orchestra”. Il resto sta a noi: immaginare Brahms che irrompe nel tenero ménage tra i coniugi Schumann, l’ammirazione che è in grado di suscitare in essi, le musiche scritte stando con loro e per loro, la posizione di Clara Wieck che ama ( e forse odia) la musica di Brahms ma ne accetta le composte attenzioni. Una storia d’amore come tante o forse no, del tutto particolare, per non dire impossibile.

Angelo Formenti