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G. SAMMARTINI

6 CONCERTI A 7 PARTI, OP. 2

I MUSICI

DYNAMIC

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Che ci crediate o meno, questa è la prima registrazione integrale dellìOp. 2 di Giuseppe Sammartini, fratello di quel Giovanni Battista Sammartini MIlanese, inventore della moderna Sinfonia. A differenza del fratello, Giuseppe emigrò a Londra dove fece fortuna come oboista, lavorando a contatto con i massimi compositori del periodo, Handel su tutti.

Spetta dunque a I MUSICI e non a un blasonato complesso filologico il compito di presentarci questa integrale per la prima volta. Tralasciando per un momento l’interrogativo sul perchè questa raccolta non sia mai stata incisa completamente (si ricorda qui una pregevole incisione Ramèe con alcune selezioni, “Concertos & Ouvertures” con l’ensemble Muffatti), incominciamo subito con il dire che I MUSICI sono stati fra i primissimi a registrare la musica barocca in Italia, dando vita a un connubbio artistico con l’etichetta olandese Philips entrato nel mito. Dagli anni 50 lavorano instancabilmente su questo repertorio, viaggiando per il mondo, con milioni di copie vendute (la loro registrazione delle 4 stagioni detiene molti primati, fra i quali le copie vendute a livello planetario). Oggi quel gruppo di musicisti non esiste più e dunque I MUSICI sono composti da nuove leve, capaci di affrontare questo repertorio con un piglio filologico tutto nuovo, pur non rinunciando allo strumento moderno (e il perchè di questa scelta è presto detto se guardiamo alle loro proposte concertistiche che includono, oltre al barocco, anche musica dell’otto-novecento). Anche nuova è l’etichetta discografica che ha sposato questa filosofia: la genovese Dynamic, diretta con intelligenza dal musicologo Danilo Prefumo (che firma anche le note del presente libretto).

La lettura offerta è dunque da un lato consapevole dei traguardi raggiunti dalla filologia e prassi musicali, dall’altro non rinuncia a mostrare un carattere tutto italiano, estroverso, mai banale. È nella ricerca dell’ “effetto” che va considerata questa incisione. Perchè se è vero che non possiamo tornare indietro nel tempo, nella Londra di Handel, possiamo almeno immaginarci questi concerti grossi suonati al tempo da musicisti italiani emigrati, ben consci di contare molto in un tessuto sociale dove la musica era il vero linguaggio universale.

Gabriele Formenti