Roma Festival Barocco

X edizione – 19 novembre-19 dicembre 2017

28 Novembre

Roma – Sala Accademica del Conservatorio di Musica S. Cecilia

Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori

Filippo Mineccia Controtenore

Enrico Onofri Direttore

“ORLANDO”

5_stelle

Il 19 novembre è iniziata la decima edizione del Roma Festival Barocco che per un mese fino al 19 dicembre proporrà al pubblico romano una serie di concerti interessantissimi dei quali vi terremo conto il più possibile da queste pagine. Il Festival voluto e sotto la Direzione Artistica di Michele Gasbarro è una vera fonte di bellezza musicale alla quale si possono abbevererare tutti gli amanti della Musica Barocca, che a Roma sono moltissimi, almeno a vedere dalla folla che ogni volta riempe le sedi, quasi sempre ecclesiastiche, nelle quali si svolgono i concerti. Dopo aver iniziato con la Messa “Sopra l’Aria della Monica” di Gerolamo Frescobaldi eseguita con grande maestria addirittura due volte nella stessa giornata , prima alla Cappella Paolina al Quirinale e trasmessa da Rai 3, poi in Santa Maria dell’Anima, dall’Ensemble Festina Lente diretto da Michele Gasparro, e diverse altri concerti dedicati a Pierluigi da Palestrina, il Festival ha avuto una serata eccezionale il 28 novembre nella Sala Accademica del Conservatorio di Musica S . Cecilia con l’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori diretta da Enrico Onofri. L’Orchestra veramente poderosa comprendeva oltre al maestro Onofri nelle vesti di direttore e di primo violino solo, ben sei violini primi, sei violini secondi con Victoria Melick violino solo, cinque viole, tre violoncelli, due contrabbassi, due oboi, due arciliuto e tiorba, due cembali. Un organico ricchissimo, raramente ascoltabile in Italia, dove i concerti sono quasi sempre a parti reali, al quale si doveva aggiungere la voce di Sonia Prina , che però ha rinunciato per motivi di salute, sostituita da Filippo Mineccia.

canto-mineccia

Un concerto che definire superbo è poco, incentrato sulla figura di Orlando Paladino tratto dal poema di Ariosto “ L’Orlando Furioso” che non pochi compositori hanno trattato nei loro drammi per musica. Fra di loro Handel e Vivaldi nelle rispettive Opere : Orlando rappresentato a Londra nel 1733, e “Orlando Furioso” del 1727. In entrambe le Opere il soggetto si concentra sulla pazzia d’amore di Orlando per la bella Angelica che gli preferisce il giovane moro Medoro. Due drammi per musica straordinariamente belli: se dovessi scegliere quale dei due io preferisca ,sarei veramente indecisa, perchè li adoro entrambi. Ed entrambi hanno arie molto complesse e dal virtuosismo siderale per voce di contralto, all’epoca di castrato alto. Senesino fu il primo interprete dell’opera di Handel e di questo famosissimo musico castrato conosciamo dalle cronache l’enorme bravura e la straordinaria bellezza della voce. Per lui Handel compose alcune delle sue piu straordinarie ed importanti pagine operistiche, che ogni volta ascoltate lasciano esterrefatti per la grande bellezza e intima , chiaroscurale complessità. Quindi non c’e bisogno solo di una bella voce, ma di una voce che sappia movere gli affetti in modo intenso, che sappia colorare i diversi sentimenti, furore, amore, dolore, rabbia, tutta la gamma retorica patetica che è presente nelle arie handeliane. Le arie con da capo “Cielo, se tu il consenti” e “Già per la man d’Orlando/Già l’ebbro mio ciglio”, sono eccezionali: la prima, estremamente virtuosistica, con colorature dalla incredibile difficoltà che esprimono tutto il furore di un Orlando già consapevole del tradimento di Angelica, la seconda composta da un recitativo accompagnato, e una aria patetica e lirica. Ma il momento clou dell’opera è la scena della Pazzia di Orlando, “Ah stigie larve” , una scena composita, ricca di chiari e scuri, così come è l’animo del Paladino che ha scoperto gli amori di Angelica e Medoro, perdendo la ragione. Da momenti di furore violentissimo, ad altri quasi di pianto, Orlando che non è più in grado di controllare la propria furia e il proprio disincanto amoroso , si da ad un canto, che solo grandi interpreti riescono a rendere in tutta la sua bellezza e armonia. Questo è stato decisamente il caso di Filippo Mineccia, che già superlativo nelle due arie precedenti, in questa scena, che ha visto tra i suoi immensi interpreti anche la Marylin Horne, purtroppo all’epoca accompagnata da un’orchestra preistorica sul versante filologico, qui ha mostrato le sue, oggi, grandissime possibilità vocali ed interpretative. I colori che ha saputo dare alla sua voce, sono stati straordinari, per omogeneità nel timbro, capacità di estensione negli acuti, e proiezione, guadagnando anche nelle note gravi una pienezza e sicurezza che ben pochi controtenori possiedono. Dai pianissimi, alle note quasi danzanti di Vaghe pupille, al furore succcessivo, la voce diventa uno strumento in grado di darci emozioni profonde, con una interpretazione intensissima.

Anche per l’Aria di Vivaldi “ Nel profondo cieco mondo”, forse una delle arie più difficili sul versante virtuosistico del compositore veneziano, Mineccia ha dato prova di controllare le note acutissime e gravi che si sussuegono e i terrificanti virtuosismi e siderali colorature. Sicuramente Filippo Mineccia , come avrò da dire recensendo i suoi ultimi album, è cresciuto immensamente dai suoi esordi e la prova finale l’ha data nel bis in una meravigliosa ninna nanna tratta dalla seconda Giuditta di Alessandro Scarlatti, quella del 1693, così detta “a tre”. L’aria “Dormi o fulmine di guerra “ , che Giuditta canta ad Oloferne per farlo addormentare, viene interpretata da Mineccia sul filo delle labbra, in pianissimi di una sublime perfezione incantatoria e struggente.

solisti

Enrico Onofri dall’alto della sua enorme bravura al violino solo e alla direzione ha accompagnato in modo eccelso la stupenda compagine sia nelle arie operistiche che nei bellissimi concerti che hanno completato questa meravigliosa serata. A cominciare dai due Concerti Grossi dall’Op. 6 di Handel, il n. 12 in si minore per archi e b.c, e il n.7 in si bemolle maggiore per archi e b.c., quest’ultimo con un movimento finale Hornpipe, che imita in modo strepitoso la cornamusa con l’alternarsi di tonica e dominante, dandole un ritmo danzante, così come spettacolare nel concerto n.12, l’Aria, quasi sognante. Molto interessanti e stupendamente eseguite la Sinfonie di Vivaldi RV 112 e il Concerto per archi e b.c RV163 detto Il Conca. Questo nome inusuale deriva da uno strumento particolare che Vivaldi conobbe in Boemia, una conchiglia marina a cui veniva applicata una imboccatura, dandole un suono che in qualche modo poteva ricordare l’olifante suonato da Orlando prima della morte. In tutti questi concerti, sinfonie ed anche nella Ouverture dell’Opera di Handel, il maestro Onofri ha dato prova come sempre di essere uno dei più eccelsi interpreti di questo repertorio. Insomma un concerto veramente indimenticabile.

Isabella Chiappara