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J.S. BACH

Sonate a cembalo obligato e traversiere solo

Laura Pontecorvo, flauto traversiere

Rinaldo Alessandrini, cembalo

Arcana/Outhere

5 stelle

Il nuovo disco della flautista Laura Pontecorvo è dedicato a J.S. Bach e alle sue sonate per flauto. Il rapporto del Kantor con questo strumento fu davvero speciale. Fu proprio Johann Sebastian, a capire, prima di altri, le straordinarie potenzialità espressive di questo affascinante strumento, che nasce in Francia prima che in altri paesi e che poi si diffonderà a macchia d’olio un po’ ovunque, anche in Italia grazie a Vivaldi. La novità proposta da Arcana (oggi forse la prima etichetta per quanto riguarda il repertorio di musica antica) è di grande interesse. Forse non tanto o non solo per il repertorio: le sonate per flauto e cembalo possono contare oggi su innumerevoli registrazioni, molte di queste di assoluto riferimento. Qui la brava Laura Pontecorvo non vuole offrire una nuova integrale o l’ennesimo programma bachiano. Tutt’altro. La prima scelta, come si evince bene anche dal titolo, ricade su quelle sonate “a due”, per flauto e cembalo obbligato (senza il Basso Continuo, per intenderci). Una scelta assolutamente condivisibile, in quanto queste sonate sono forse le piu’ intriganti, grazie al particolare dialogo che si viene a creare fra lo strumento melodico la tastiera. Pontecorvo e Alessandrini scelgono dunque le due sonate bachiane la cui paternità oggi è sicura e accanto a queste propongono due trascrizioni/arrangiamenti dalla triosonata per organo BWV 526 (spesso queste triosonate sono proposte proprio con il flauto in abbinamento alla tastiera obbligata o in forma di triosonata con violino e cembalo) e – qui sta la vera novità – una sonata originale per violino e cembalo obbligato, la BWV 1019 in sol maggiore. Per la primissima volta infatti un flautista si “appropria” di una sonata bachiana pensata per il violino. Un’operazione questa non solo molto intelligente (si amplia il repertorio flautistico, si propone qualcosa di nuovo all’ascolto) ma anche storicamente plausibile, vista la pratica dell’epoca che faceva della “parafrasi” uno dei capisaldi del procedimento compositivo/esecutivo. Ma non finisce qui. Non possiamo infatti tralasciare un altro aspetto, quello inerente il flauto utilizzato per questa incisione: si tratta infatti di una copia di Giovanni Tardino – la prima mai realizzata – di un originale costruito dal famoso flautista del settecento Pierre-Gabriel Buffardin (che fu non solo grande virtuoso di traversiere ma anche insegnante di altri importanti flautisti-compositori del periodo, come Quantz). La storia di questo strumento affascinante è riportata nel libretto, assieme a diverse foto a colori con dettagli. Il suono di questo flauto è davvero speciale: il suo colore, la sua pastosità, l’omogeneità dei registri non passano inosservati a un orecchio allenato. Pontecorvo e Alessandrini sono un duo affiatato e dinamico, capace di regalare un ascolto piacevolissimo e storicamente consapevole. Un disco speciale. Davvero immancabile.

Gabriele Formenti