LYRINX FLUTE AND PIANO

AA.VV.

“flûte & piano en France 1890 – 1920”

Jocelyn Aubrun (flauto) – Aline Piboule (pianoforte)

CD Lyrinx – LYR 269

La musica francese che va dagli ultimissimi decenni dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo, che arrivano fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, rappresentano un momento altissimo, testimoniato non solo da quella triade ideale formata da Gabriel Fauré, Claude Debussy e Maurice Ravel, ma anche da una pletora di musicisti, i quali, imbevuti dal mutamento dei gusti culturali e influenzati dalle tensioni stilistiche del tardoromanticismo, seppero consegnare al tempo e alla storia straordinarie pagine di musica sinfonica e cameristica, molte delle quali, ancora oggi, sono pochissimo conosciute. Un ruolo particolare in questo fiorire artistico nella musica transalpina lo ebbe Paul Taffanel, geniale flautista, direttore d’orchestra e docente illuminato al Conservatorio di Parigi, a partire dal 1893, per quasi un decennio. In questo lasso di tempo, Taffanel riuscì a preparare e ad affinare valentissimi interpreti e compositori, oltre a influenzare autori francesi già affermati, si pensi allo stesso Fauré che gli dedicò la Fantaisie per flauto e pianoforte. I risultati di questo insegnamento e di questo influsso sono palpabilmente presenti in questo affascinante e per certi aspetti illuminante disco che vede la partecipazione del flautista francese Jocelyn Aubrun, primo flauto dell’Orchestre national de Lyon, e della pianista connazionale Aline Piboule che hanno appunto scelto un programma che vede la presenza di cinque autori, con altrettante composizioni, influenzati dall’opera e dall’insegnamento di Taffanel. A cominciare dall’ipnotizzante e seduttiva Sonata n. 1 di Philippe Gaubert, uno dei suoi migliori allievi in assoluto, proseguendo proprio con la Fantaisie di Fauré, con l’inevitabile Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy (nella riduzione per flauto e pianoforte di Gustave Samazeulh), e con due altre preziose testimonianze musicali, la Sonata per flauto e pianoforte Op. 52 di Charles Koechlin e la Sonata per flauto e pianoforte Op. 36 di Gabriel Pierné. Tutte opere che coprono un periodo di trent’anni, tra il 1890 e il 1920, ossia un trentennio culturalmente e artisticamente a dir poco irripetibile per la vivacità, la ricchezza, la profondità di opere nel campo pittorico, letterario e musicale nel panorama francese. In queste cinque pagine si avverte proprio ciò, la tensione stilistica, le esplorazioni timbriche, l’arditezza della scansione armonica, il colloquio spesso difficile e passionale tra i due strumenti, che sono il marchio di fabbrica di un’“età d’oro” della cultura e dell’arte europee destinato a lasciare a lungo la sua impronta e a dominare buona parte della musica da camera nella prima metà del Ventesimo secolo. E se la Fantaisie di Fauré così come il Prélude di Debussy risultano già familiari e sempre emotivamente seducenti, la vera, piacevolissima sorpresa (e una scoperta per molti) è data dalle tre altre opere di Gaubert, Koechlin e Pierné, capaci di regalare, attraverso un equilibrio fatto di bellezza, profondità e audacia compositiva, quasi un’ora di musica nella quale avvertiamo il respiro di Proust, dei post-impressionisti, delle avanguardie che fanno irruzione nella capitale francese, così come le ombre inquietanti che lasceranno ben presto posto alle esplosioni e alla catastrofe del primo conflitto mondiale.

La lettura di Aubrun, accompagnato esemplarmente da Aline Piboule, passa da un apparente “oggettivismo” che si rivela nelle pagine di Gaubert e di Debussy, per passare poi a un’esecuzione sentitamente passionale nella Fantaisie di Fauré e soprattutto nel Finale della sonata di Koechlin e di quella di Pierné. Non c’è da stupirsi, quindi, se il suo nome è destinato a perpetuare la grande scuola flautistica francese.

Andrea Bedetti