IL QUARTETTO IN FESTA

Martedì 18 ottobre 2016

ore 20.30

Sala Verdi del Conservatorio 

In una sala Verdi gremita in ogni suo ordine, la Società del Quartetto si è presentata al suo affezionato pubblico milanese con una di quelle serate che definire speciali è forse riduttivo.

Vuoi per la circostanza  ( si inaugurava la nuova stagione )  vuoi per ragioni più squisitamente musicali, il concerto è stato memorabile.

Tanti giovani a riempire e a ringiovanire l’immagine di un “parco abbonati” non certo di primo pelo per quanto riguarda le frequentazioni delle sale da concerto: un affezionato pubblico che non manca occasione di dimostrare la propria vicinanza verso una delle istituzioni musicali storiche della città.

Tagliato brillantemente il traguardo dei 150 anni (adeguatamente festeggiati nel 2014), la stagione 2016-2017 prende dunque avvio nel nome di Franz Schubert, che il prossimo 31 gennaio sarà ricordato nei 220 anni dalla nascita. Al divino viennese è dunque dedicata la serata, prontamente intitolata “Focus Schubert I”.

Protagonisti il Quartetto di Cremona, Gloria Campaner al pianoforte, Enrico Bronzi al violoncello e Riccardo Donati al Contrabbasso.

Un concerto come si diceva in apertura da ricordare, anche e soprattutto per la durata: inizio puntuale (cancelliamo il quarto d’ora accademico!) alle 20.30 per terminare – dopo un breve intervallo – ben oltre le 23.30.

Questo perché nella serata di apertura si è scelto di presentare i 3 sommi capolavori cameristici di Schubert: Il quartetto “la morte e la fanciulla”, il Quintetto con due violoncelli Op. 163 e il famoso quintetto con pianoforte, violino, viola, violoncello e contrabbasso “La Trota”.

Il Quartetto di Cremona si è confermato compagine fra le più interessanti della sua generazione. L’attacco del quartetto D 810 è vigoroso, deciso, con un tempo forse più sostenuto del consueto, ma che ha il grande pregio di mostrare il carattere forte di questi 4 musicisti, ormai a loro agio con la letteratura per quartetto di più alto blasone (ricordiamo l’integrale dei quartetti di Beethoven sia in concerto che in disco).

Terminato questo primo ascolto (40 minuti di pura intensità emotiva), sale sul palco Enrico Bronzi, storico membro del Trio di Parma, che raggiunge il quartetto per affrontare un altro capolavoro cameristico: il quintetto coi due violoncelli Op. 163. Qui i minuti di musica sono 50, ma non ci accorgiamo del tempo che passa tanto è coinvolgente il paesaggio sonoro dipinto dagli archi. Meraviglia.

Piccolo intervallo (soste fisiologiche assolutamente necessarie) ed ecco entrare sul palco Gloria Campaner, per la prima volta ospite del “Quartetto”. Sono le 22.30, ma nessuno se ne accorge. Le prime note della “Trota” volano via, leggere, suadenti, promettenti. La Campaner dispiega un bellissimo suono e una gestualità incantevole, capace di accompagnare l’intero ensemble. Dopo altri 40 minuti di pura poesia capiamo bene perché questa composizione sia fra le più riuscite di Schubert.

Ci avviamo verso la metropolitana stanchi ma contenti, con ancora nelle orecchie i motivi musicali dell’ultimo quintetto. Li sentiremo ancora nelle orecchie al nostro risveglio. Vorremmo non dimenticarli mai.

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Gabriele Formenti