A-400-bach_ouvertures_zefiro

J. S. Bach

OUVERTURES

Zefiro Baroque

A. Bernardini, dir.

ARCANA A 400

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Resta l’eterno quesito, filosoficamente sempre irrisolto, e anche da noi timidamente sollevato, senza la “ubris” di ritenersi in grado di fornire contributi seri alla sua soluzione. “Ha ancora senso, soprattutto oggi, ove la riproducibilità tecnologica ha raggiunto vertici fino ad ora inesplorati, riproporre dopo, diciamo così, 10.000 esecuzioni diverse, lo stesso brano, aggiungervi la 10.001 ? Intendiamoci, non lo stesso CD, che se volessi potrei far girare a mio gusto, 24, 48, 72 ore e avanti così all’infinito, ma 10.001 interpreti diversi, ciascuno convinto di avere in tasca la verità definitiva. Penso invece che la verità assoluta, definitiva, non esista e che ciascuno di noi, esecutori o fruitori, porti dentro di se’ la sua verità, diversa dalle altre come la sua vita, il suo modo di sentire, il suo essere su questa terra. Nel momento della sua prima esecuzione da parte dell’interprete 10.001, e’ come se l’opera nascesse di nuovo, aprendosi ad una nuova vita costituita dal sentire degli ascoltatori, che da quel momento potranno fruirne non 10.000, ma 10.000.000 di volte. Per il momento, o forse per sempre, ciascuno mediti la sua risposa, mentre mettiamo nel lettore CD l’esecuzione n. 10.001 delle Ouvertures di Bach… Ecco, nel caleidoscopio della musica Bachiana, affacciarsi prepotentemente, uniche composizioni superstiti degli anni di Kothen (1717-1723 ), una raccolta di sole quattro opere, a carattere profano, alle quali sommessamente potremmo fare riferimento come espressione bachiana dello “stile francese”: le Ouvertures.A differenza dei Brandemburghesi che costituivano fin dalla loro origine un’opera unitaria, fu solo ad opera dei critici ottocenteschi che le quattro Ouvertures furono riunite e stampate insieme in un’unica raccolta.

Dunque potremmo dire, a questo punto: Bach e lo stile francese, Bach e Lully, Bach e Luigi XIV. Certo, ma non solo. Nel crogiolo creativo del Kantor vengono fusi insieme molti, o forse tutti gli elementi fondativi della musica europea del tempo. Qui certamente prevale lo stile, il gusto della reggia di Versailles, come del resto in politica, in economia, oltre che in tutte le arti. In questa registrazione Alfredo Bernardini e la sua Zefiro Orchestra fanno una scelta che mi vede dello stesso parere: escludono la BWV 1067, la più breve, concepita per flauto solo ed archi. Scelgono invece di inserire due “ricostruzioni”, la Bwv 194R e la BWV 119R,sulla base di quanto fatto dallo stesso Bach col movimento di apertura della BWV 1069 utilizzato per un brano corale della Cantata BWV 110. Si tratta di quella che in linguaggio scientifico potremmo definire ipotesi sperimentale: le due Cantate, BWV 119 e 194 presentano entrambe una impalcatura molto simile alla Ouverture n*4. Facilmente trasformabili in pezzi puramente strumentali. Dal suo archivio di Cantate, Bach avrebbe dunque potuto estrapolare materiale per le sue Ouvertures. E francamente la cosa non stupisce, dato che Bach lo ha fatto spesso. Un bel disco, dunque, con una curiosità musicologica stuzzicante.

Angelo Formenti