Rileggendo Brahms OSI

DVD SONY CLASSICAL (2016)

RILEGGENDO BRAHMS. THE COMPLETE SYMPHONIES

Direttore: Markus Poschner

Orchestra della Svizzera Italiana

Live recording, Teatro LAC (Ottobre 2015 – Febbraio 2016)

Con la collaborazione del Brahms-Istitut di Lubecca e del Prof. Dr. Wolfgang Sandberger

Produzione della Radiotelevisione Svizzera

Produttore televisivo: Giovanni Conti

Regia televisiva: Roberta Pedrini

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Quattro live recordings, realizzati tra l’ottobre 2015 e il febbraio 2016 da parte dell’Orchestra della Svizzera Italiana, sotto la bacchetta del direttore principale Markus Poschner, costituiscono, assieme a due bonus tracks, il contenuto di questo cofanetto Sony Classical. Funge da pretesto, per questa nuova registrazione delle sinfonie brahmsiane, il progetto «Rileggendo Brahms», frutto di un’ammirevole collaborazione fra gli interpreti ed alcuni studiosi del compositore amburghese (in particolare, quelli c del Brahms-Institut di Lubecca, diretto dal Prof. Wolfgang Standberger). Una felice occasione, per l’orchestra, di provare il suo valore e l’importanza della sua sopravvivenza, soprattutto a fronte delle lunghe tribolazioni, ed altrettanto lunghe trattative con la Società Svizzera di Radiotelevisione e la città di Lugano, necessarie al raggiungimento, appena poche settimane fa, di un nuovo accordo per i finanziamenti.

L’OSI, con i suoi 49 elementi, è lungi dal poter essere considerata una tipica formazione da repertorio romantico – per esserlo, infatti, secondo le consuetudini, dovrebbe annoverare qualcosa come il doppio degli esecutori. E Poschner trae profitto da simili circostanze numeriche per ricreare il “suono” (nel senso di Klang, per usare lo stesso termine che egli impiega nel suo commento contenuto in una delle bonus tracks) di un’orchestra non solo contemporanea, ma anche cara a Brahms: l’orchestra di corte di Meiningen, altra e più antica formazione dall’organico ridotto che, a un confronto odierno, non disterebbe molto da quello dell’OSI. Proprio in virtù di questa sua caratteristica, al Klang dell’OSI, così come probabilmente avveniva alla menzionata orchestra di Meiningen, negli anni ’80 e ’90 dell’Ottocento, si aprono una serie di possibilità: un migliore isolamento delle linee nel tessuto polifonico (apprezzabile, in particolar modo, nel terzo movimento della Prima Sinfonia), una miglior messa in rilievo dei diversi impasti timbrici (soprattutto per quanto riguarda quelli fra diversi elementi dei legni), una generale qualità del suono più adatta, rispetto a quella degli organici d’estensione superiore, a rendere conto limpidamente del dipanarsi contrappuntistico. Come, insomma, se la scrittura orchestrale riuscisse così a mostrarsi semplificata, più nitida, e l’ascolto divenisse più simile a quello di un organico da camera (un intento, quest’ultimo, consapevolmente ricercato da Poschner, e realizzato con successo). Ma tutto ciò non giungerebbe probabilmente all’attenzione dell’ascoltatore, senza la consapevole preparazione del direttore tedesco, e senza le sue scelte. Egli si avvale infatti per il progetto di alcuni scritti di Walter Blume, allievo dello stesso Fritz Steinbach, dove egli testimonia alcuni elementi fondamentali della prassi esecutiva del maestro. Poschner procede in questo senso per ridurre quanto più possibile le distanze fra la prassi esecutiva odierna dalle predilezioni dello stesso Brahms, che in Steinbach vedeva un interprete «pieno di slancio e di eleganza», come leggiamo citato nel booklet. La chiave dell’ammirazione verso Steinbach, e l’idea fondamentale alla base dell’interpretazione di Poschner, è l’idea della «flessibilità». Una flessibilità che riguarda in primo luogo la gestione dei tempi, e che deve governarla privandola di quella rigidità che castrerebbe, altrimenti, le esigenze espressive.

Quale volto possiede dunque il Brahms di queste registrazioni? Diremmo un volto energico, vitale, la cui forza propulsiva non si estingue neanche attraversando le radure dei tempi lenti e moderati (pensiamo alla cautela e alla levità del secondo movimento della Terza Sinfonia, e all’attitudine giocosa, a un tempo ingenua e furba, impostata per il quasi-Minuetto della Seconda). Poschner non viene senz’altro meno al suo proposito di «sfatare i clichés» brahmsiani (clichés basati sul versante più  noto e documentato della sua personalità, quello senilmente malinconico), a guardarlo sul podio: egli non cessa un istante di chiedere una vera e propria complicità ai musicisti, con il proprio sguardo, incredibilmente vispo e vigile, e con il proprio gesto essenziale, netto, ma non troppo asciutto. Il suo è un Brahms che si rialza da sotto il tiglio dell’immaginario romantico dove a lungo è rimasto pensoso, e che, con passo deciso, riprende la propria via.

Il contesto dei quattro live recordings è il teatro del LAC (Lugano Arte e Cultura), e la regia di Roberta Pedrini lo restituisce in una chiave intelligentemente adeguata al contesto del progetto e dell’OSI stessa: optando per soltanto rare inquadrature d’assieme, il focus è prevalentemente posto sui singoli musicisti, spesso a distanza ravvicinata. In questo modo, il contesto simil-cameristico del Klang si conserva anche nella percezione visiva dei membri dell’orchestra, che anziché venire rappresentati come un complesso, vasto macchinario sonoro, vengono considerati (quasi) uno ad uno, rispettando e lasciando stagliarsi il contributo individuale di ciascuna voce.

Nelle due bonus tracks, Poschner e Sandberger ampliano ed arricchiscono il corollario storico-esegetico del progetto, i cui dati fondamentali si trovano riportati nel booklet. Aggiunta ben concepita, per un’edizione che non considera meno rilevanti gli aspetti teorici e programmatici, rispetto a quelli puramente esecutivi.

Alice Verti