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L. Boccherini

SINFONIA CON CHITARRA G. 523. (Prima registrazione mondiale)

QUINTETTO PER CHITARRA G. 448

F. J. Haydn

QUARTETTO PER CHITARRA

K.Scheit, chit.

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A. Vivaldi

LE QUATTRO STAGIONI

J. S. Bach

SONATA BWV 1001

F. Gulli

Orchestra Angelicum. A. Ceccato, dir.

Istituto discografico italiano. IDIS. 6725 e 672

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Recensione particolare, questa, con due CD che riportano in vita, strappandole dall’odierno mondo di penombra degli LP, registrazioni storiche risalenti all’arco temporale 1958 – 1962.

In quegli anni, il centro culturale “Angelicum” dei frati minori viveva il momento del suo massimo splendore, che accompagnava la fase della rinascita post-bellica.   In via Moscova a Milano, accanto al convento francescano, l’Angelicum si proponeva con la sua orchestra, il suo repertorio e le sue stagioni musicali che contribuivano alla riscoperta e allo studio della musica barocca, e non solo di quella, inserendosi profondamente nel tessuto musicale della città, che si andava faticosamente a ricostituire, partendo virtualmente dal concerto di Toscanini per la riapertura della Scala.

Ma non soltanto: c’era ovviamente l’auditorium, e poi gli studi di registrazione, l’etichetta discografica, il cinema Quirinetta che proponeva solo, incredibile pensarlo, film in lingua originale.

Le registrazioni proposte nei due CD vengono proprio da li.

Il merito di questa resurrezione e’ di Danilo Prefumo che ne ha curato la rimasterizzazione digitale per l’Istituto Discografico Italiano.

Opera meritoria, non solo per il versante strettamente musicale, ma anche, e direi forse soprattutto sotto il profilo della cultura più in generale.

Emblematico può essere, in questo senso, il CD che vede l’indimenticato Franco Gulli, con l’Orchestra dell’Angelicum diretta da Aldo Ceccato, alle prese con le 4 Stagioni di Vivaldi.

Erano quelli gli anni in cui il forziere vivaldiano si stava aprendo come una cornucopia, mettendo a disposizione di tutti le ricchezze dimenticate o sconosciute del “prete rosso”in esso contenute.

Dischi come queso aprivano la strada del successo a chi, negli anni ’60, avrebbe fatto, di queste musiche, il proprio cavallo di battaglia, come i Solisti veneti e i Musici, tanto per restare in Italia.

Le rughe del tempo si scorgono appena in queste rimasterizzazioni, che peraltro non hanno né potrebbero avere l’obiettivo di “cancellare” il ricordo, anche tecnologico e con tutti i suoi limiti, del vecchio “padellone” di vinile nero.

Angelo Formenti