MILANO, BASILICA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2018

JAMES GALWAY, FLAUTO

ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA

5_stelle

Un concerto memorabile, una serata di festa per il flauto. Non poteva essere altrimenti il ritorno a Milano di Sir James Galway, l’uomo dal flauto d’oro, l’eterno ragazzo di Belfast. Un ritorno assai atteso e sentito, adeguatamente pubblicizzato per tempo sulla piazza milanese, anche perchè il Maestro giunge alla soglia degli ottanta anni. Anche se, a sentirlo suonare, pare che il tempo per lui si sia fermato. Protagonista dunque assieme alla moglie-flautista Lady Jeanne di una serata proposta dall’Associazione musicale ArteViva per la sua XIV Stagione concertistica, che ha saputo, in questi ultimi anni, ben radicarsi nel non facile panorama musicale milanese. Grazie anche al luogo scelto per i concerti, ossia la Basilica di Santa Maria delle Grazie.

Un concerto a due facce, potremmo definirlo, anche grazie alla bella intuizione avuta dagli organizzatori: l’idea di far “aprire” il concerto a due artiste ospiti (un po’ come avviene nei concerti pop-rock), selezionate dalla Galway Flute Academy. Un concerto nel concerto, per scoprire i nuovi talenti di domani. La serata infatti è stata aperta dal “Gardellino” di Vivaldi eseguito dalla ventenne Luna Vigni, cui è seguito poi il magnifico Rondò KV 373 di Mozart con  la fuoriclasse Elisabet Franch, Catalana, classe 1983, autentica mattatrice nella successiva Csàrdàs di Vittorio Monti. Una gustosa anteprima per dare il bentornato al grande Galway, protagonista assoluto del Concerto KV 314 di Mozart. Qualche nota sbagliata, ma non importa. La pulizia di suono e di tecnica è sempre la stessa, come uguale è rimasto il suo rapporto con il pubblico. 

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(nella foto, da sinistra a destra: Elisabet Franch, Matteo Baxiu, James Galway, Jeanne Galway, Luna Vigni)

È stata poi la volta dei coniugi Galway, impegnati nel divertente Concerto per due flauti di Domenico Cimarosa. Non un capolavoro, certo, ma un brano ideale per mettere in risalto l’affiatamento dell’insieme. A tal proposito, un plauso anche all’Orchestra ArteViva e al suo direttore Matteo Baxiu, impegnati a seguire Galway sempre con grande cura e attenzione, in un’acustica certamente non semplice come quella della Basilica di Santa Maria delle Grazie.

Ma il senso di una serata per certi versi unica, storica e irripetibile lo abbiamo trovato forse nei fuori programma finali: James Galway impegnato in tre brani “irish” di indimenticabile bellezza e poi, tutti e quattro i flautisti, chiamati sul palco per una divertente trascrizione dal Rondò “alla turca” di Mozart, per un’ovazione finale. Applausi scroscianti, con la sensazione di avere assistito a una serata che forse non si ripeterà più.

Gabriele Formenti