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J.S. BACH

CONCERTI BRANDEBURGHESI

ZEFIRO

Alfredo Bernardini

ARCANA – OUTHERE (2 CD)

5 stelle

I “Brandeburghesi” sono una religione. Chi li ama infatti pratica regolarmente un “pellegrinaggio” nei negozi appena esce una nuova edizione. Perchè non basta averli ascoltati una volta per essere sazi di questa musica e non è sufficiente all’appassionato avere una sola edizione discografica. Non è dato sapere il perchè di questa “magia”; certo è che questi Concerts avec plusieurs instruments come recita l’originale titolo in francese, hanno il potere di ammaliare e stregare ancora dopo tre secoli. Di raro ascolto forse oggi in concerto (anche se ricordiamo proprio a Milano una recente esecuzione integrale in un’unica serata, di tutti e sei i concerti con Fabio Biondi ed Europa Galante – a proposito: uscirà una registrazione???), in discografia i Brandeburghesi hanno sempre trovato spazio, a dimostrazione di come anche il mercato del disco apprezzi questi lavori così amati da un vasto pubblico. Una discografia ideale dovrebbe, a mio giudizio, comprendere le seguenti edizioni: Harnoncourt (edizione storica, una delle primissime con strumenti dell’epoca, siamo, tanto per capirci, nel 1964).img_20180928_081030

; Hogwood, e Musica Antiqua Koln-img_20180928_081041

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Ognuna di queste edizioni discografiche ha lasciato un segno indelebile. Harnoncourt per averci svelato un nuovo universo sonoro dato dagli strumenti antichi, fino ad allora sconosciuti tanto agli interpreti quanto agli ascoltatori; Hogwood per la perfezione e pulizia formale che ha fatto di questa edizione un vero punto di riferimento, valido ancora oggi (ascoltare per credere). Goebel e Musica Antiqua Koln per avere scioccato, per la prima volta, l’ascoltatore con tempi che all’epoca (1987), erano vertiginosi. Ma in questi ultimi anni, molte altre sono le incisioni arrivate sul mercato che hanno, a loro modo, lasciato un segno importante. E la nuova edizione qui presentata da Arcana-outhere in 2 CD è da considerarsi fra le più belle uscite in tempi recentii. Merito anche di Alfredo Bernardini che ha saputo cogliere il momento propizio per uscire con questa incisione. Diciamo subito che non è la prima edizione tutta italiana (persino Abbado con i Solisti della Scala si era cimentato all’inizio degli anni ottanta con questa musica). A dimostrazione di come oggi non esista più, di fatto, quel timore reverenziale che fino a pochi anni fa sembrava impedire a un ensemble italiano di incidere la musica del sommo Bach, considerato di esclusiva proprietà dei gruppi d’oltralpe. Ricordiamo, a tal proposito, anche una bella incisione curata da Rinaldo Alessandrini con il suo Concerto Italiano per Naive. ma veniamo alla novità in questione: la lettura offerta da Bernardini ha diversi meriti: prima di tutto quello di presentarci un diapason sicuramente più “storico”, rispetto allo standard del 415 Hz. Qui abbiamo infatti un diapason più basso, un 398 HZ, vicino dunque a quello utilizzato in Francia. Questa scelta, che potremmo a suo modo definire interpretativa, non è certo un caso, o un mero capriccio. E poi i solisti: tutti di primissimo piano, alcuni dei migliori esponenti dei loro rispettivi strumenti: Dorothee Oberlinger al flauto dolce, Marcello Gatti al Traversiere, Cecilia Bernardini (figlia di Alfredo), konzertmeister al violino, Gaetano Nasillo al violoncello, Francesco Corti al cembalo. Un’edizione da sogno, che si fa apprezzare per l’assoluta pulizia ed equilibrio (un po’ come Hogwood, insomma), con una scelta dei tempi equilibrata ma non banale. Una perfetta sintesi di quanto di meglio si possa offrire oggi in discografia con i Brandeburghesi. Una edizione tutta italiana. Un nostro piccolo-grande orgoglio.

Gabriele Formenti

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