TEATRO ALLA SCALA

13 FEBBRAIO 2019

FILARMONICA DELLA SCALA

DIR. MARC ALBRECHT

4 stelle

Dopo la Sesta Sinfonia di Mahler la Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala prosegue con un concerto tutto dedicato ad Anton Bruckner con il poco noto Te Deum e la Quarta Sinfonia. Sul podio del Piermarini il direttore tedesco Marc Albrecht, già noto al pubblico milanese per alcuni concerti con la Filarmonica e per la produzione operistica di Hänsel e Gretel con l’Accademia del Teatro, qui chiamato a sostituire l’indisposto Christoph von Dohnányi. Il Te Deum di Bruckner nonostante le due dimensioni compatte rispetto alla monumentalità delle altre composizioni dell’autore austriaco ebbe una gestazione di oltre tre anni a causa di una difficile revisione della sesta sinfonia e della composizione della settima. Diviso in cinque parti alterna grandiosità e staticità a momenti lirici e intimi.immagine_prodotto_youtube_1775

Il coro diretto dall’ineccepibile Maestro Bruno Casoni appare a tratti sovradimensionato. Ad esso si uniscono quattro solisti: il soprano Tamara Wilson, il mezzosoprano Judit Kutasi, il tenore Peter Sonn e il basso Sebastian Pilgrim. Sonn si dimostra non molto sicuro nella scansione ritmica e nel fraseggio, mentre Pilgrim ha una voce non molto a fuoco e abbastanza vuota nel registro grave. Meglio le due donne con una menzione per il soprano Tamara Wilson. Nella seconda parte Marc Albrecht dirige probabilmente la più famosa delle sinfonie di Bruckner: la Sinfonia n.4 nella versione del 1878/80. In questa mastodontica sinfonia della dura di oltre un’ora Albrecht sfoggia un eccellente controllo dell’orchestra e una grande flessibilità dei tempi. Il suo gesto ampio e preciso non è sicuramente volto a suggerire immagini o stati d’animo all’orchestra e al pubblico, ma guarda piuttosto all’architettura della partitura e a tenere compatte le nutrite fila dell’orchestra. Nonostante questo tipo di tecnica direttoriale il risultato è sorprendente. I dettagli sono molto curati con particolare attenzione alle voci interne e ai piani sonori, alle dinamiche sempre perfettamente bilanciate e varie: dal pianissimo al fortissimo senza mai sfociare nel rumore e nel disordine sonoro. Unico aspetto perfettibile è forse il distacco, da non confondersi con la freddezza, con cui Albrecht affronta certi momenti della sinfonia fosse quasi concentrato su altre priorità esecutive più urgenti. Molto positiva la reazione del pubblico al termine del concerto che ha più volte richiamato sul podio il Maestro di Hannover.

Luca Di Giulio