Chigiana International Festival and Summer Academy – Intervista al Direttore Artistico Nicola Sani

Il giorno dopo l’ultimo concerto del Chigiana International Festival 2019 abbiamo incontrato il Maestro Nicola Sani direttore Artistico della rassegna e dell’Accademia Musicale Chigiana per fare un breve bilancio della stagione 2019 e capire cosa e come sia cambiata l’accademia da quando si è insediato cinque anni fa.

Intervista di Luca Di Giulio

Ieri si è concluso il Chigiana International Festival con Pisano e Palmentiero e Kassel Jaeger tre esponenti della musica elettronica. Perché la scelta di chiudere il Festival con questo programma?

Il Festival di quest’anno è stato inaugurato con un programma ospite, uno dei pochi all’interno di questa rassegna lunga quasi due mesi e interamente di ideazione della Chigiana, che ha visto protagonista Lilya Zilberstein con il Concerto n.1 di Čajkovskij e la Sinfonia n.6 di Beethoven diretta da Fabio Lusi con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino che mancava da Siena da sedici anni. Ero quindi alla ricerca di un concerto di chiusura simmetrico, quindi di un evento ospite all’interno di un programma che al 90% è di produzione, e opposto perché parla un linguaggio musicale diverso e complementare: due progetti di musica elettronica affiancati: il primo con due giovani ragazzi italiani ed il secondo con un sound artist molto interessante come Kassel Jaeger.

Perché ha senso fare un concerto simile all’interno di un cartellone dal titolo “Out of Nature”?

Out of Nature è stato un modo di definire tutto un percorso tematico che ogni anno caratterizza il Chigiana International Festival. Quest’anno il rapporto con la natura non ha guardato in maniera decorativa, come poteva essere un tema “Musica e Natura”, ma a tutto quello che dalla natura penetra nella musica e dalla musica penetra nella natura, vorrei dire: la musica è nella natura perché la natura è in essa. Un percorso di reciproca influenza al di là del concetto della musica composta. Faccio un esempio: abbiamo proiettato il film-concerto di David Monacchi “Dusk Chorus” che descrive le esplorazioni nella foresta amazzonica e del suo ecosistema sonoro solo pochi giorni prima dei noti incendi che hanno afflitto l’Amazzonia.

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Queste non sono esperienze nuove in Chigiana, che si è aperta alla musica elettronica già cinque anni fa con l’introduzione del corso di Live Electronics con Alvise Vidolin e Nicola Bernardini.

Esattamente. Il corso è servito per fornire ai musicisti uno strumento in più quale il Live Electonics che si configura per essi come una prassi esecutiva per quanto riguarda l’interpretazione, fornendo la tecnica per espandere le caratteristiche timbriche dello strumento. Il corso di Live Electronics ci ha consentito di aprire le porte a moltissime esperienze nella musica contemporanea sia per quanto riguarda l’avanguardia storica come Stockhausen, Berio, Nono sia sugli autori del presente come Haas, Saariaho, Rebecca Saunders e figure di sintesi e collegamento tra queste due generazioni come Iannis Xenakis. Senza dimenticare l’elettronica extra-colta come il progetto di François Bonnet che si firma Kassel Jaeger per alcuni progetti ma che è anche il direttore del GRM di Parigi dove aveva lavorato Xenakis.

Sviluppando le tue parole: dal suono naturale al suono sintetico e viceversa che è proprio quello che abbiamo ascoltato ieri sera con Kassel Jaeger.

Mancava il rapporto con il paesaggio sonoro virtuale e Kassel Jaeger è stato inserito nel cartellone proprio per questo. Mai come in un concerto come quello di ieri sera puoi sentire i suoni del nostro tempo, il nostro paesaggio esterno che diventava interno: questo gioco interno-esterno è una prospettiva possibile solo con l’utilizzo delle tecnologie virtuali per il suono.

Dopo questo sguardo sul Festival spendiamo due parole sull’attività formativa di quest’anno: un bilancio molto positivo per quanto riguarda le adesioni, una proposta formativa di grande qualità e in forte ampliamento.

Le adesioni in netta crescita che non è scontato perché l’Accademia Chigiana cinque anni fa ha attraversato un periodo di crisi sul piano finanziario dovuta alla vicissitudini, note a tutti, del suo finanziatore che è la Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, che è stata superata grazie alla messa in atto di un nuovo modello gestionale e progettuale che ha creato un’Accademia forte del suo passato ma decisamente competitiva sul piano internazionale. Oggi la Chigiana ha varato una formula in cui i corsi estivi diventano il fulcro di una progettualità che unisce alta formazione e spettacolo senza soluzione di continuità. I corsi e il Festival fanno parte dello stesso progetto: la Chigiana è un Academy Festival come Aspen, Verbier e altre realtà internazionali. Noi in più abbiamo un fattore vincente: l’alta qualità dei nostri corsi. Abbiamo 24 corsi per la vocalità e molte famiglie di strumenti. Violino con Accardo e Belkin, viola con Giuranna, violoncello con Geringas e Meneses, contrabbasso con Ettorre, quartetto con Greensmith per la prima volta quest’anno in Chigiana. Si aggiunge pianoforte con la Zilberstein, il flauto con Gallois, Schmidt per l’oboe, il Live Electronics, clarinetto con Carbonare e Krakauer che si occupa anche del repertorio klezmer. Percussioni con Caggiano che ha creato un ensemble residente, composizione con Sciarrino e direzione d’orchestra con Gatti. Quest’ultimo corso è particolarmente rilevante perché offre agli allievi la possibilità di avere a disposizione per tutta la durata del corso l’Orchestra Giovanile Italiana a pieni ranghi: si pensi che il programma di quest’anno prevedeva tra gli altri l’esecuzione del Concerto per Orchestra di Bartok e la Suite de L’Oiseu de feu di Stravinskij. Per questo siamo molto competitivi anche con accademie che finanziariamente hanno più risorse della Chigiana.

nella foto: Cappella della Madonna di Vitaleta

nella foto: Cappella della Madonna di Vitaleta

Ci sono anche due corsi nuovi, più recenti…

Questi due corsi nuovi creano una linea nuova degli ultimi anni, i cosiddetti “new sounds”. Abbiamo voluto creare un’area di insegnamento relativa alle nuove forme di improvvisazione e di rapporto con i mass media. Una volta c’era il corso di composizione per film con docenti illustri come Piovani, Bacalov, Morricone… oggi credo che sia molto più interessante parlare del rapporto della musica con i media piuttosto che con il film perché l’orizzonte intermediale si è estremamente allargato e le nuove tecnologie e le tecniche strumentali si sposano perfettamente con le immagini a 360 gradi. Quindi il corso di Ernst Reijseger “Morphing music to media” e il corso di Stefano Battaglia che quest’anno ha generato un nuovo ensemble residente che è l’Ensemble Tabula Rasa che abbiamo creato insieme a Siena Jazz e che unisce l’esperienza del contemporaneo strumentale e dei nuovi linguaggi che afferiscono alla sfera jazzistica. A questi si unisce il corso di giornalismo musicale online “Tell me Chigiana” che è coordinato da Stefano Iacoviello e che porta tanti giovani qui alla Chigiana. Questi ragazzi hanno la possibilità di avere una grande palestra a disposizione dove sperimentare nuove vie di critica musicale, di intervento, di intervista e di incontro con i protagonisti e al tempo stesso di poterle trasmettere via web al mondo.

Tutti questi giovani che raggiungono Siena per frequentare la Chigiana che provenienza hanno?

Quest’anno abbiamo avuto allievi da 47 paesi, allievi che oltre alle lezioni sono coinvolti in un’intensa attività concertistica da soli ed insieme ai docenti stessi. A questo si aggiunge la bellezza di essere a Siena, nel Palazzo Chigi Saracini, dove le aule sono delle pinacoteche e di essere immersi in questo tesoro dell’umanesimo.

Come dicevi prima, con il tuo arrivo alla Direzione Artistica dell’Accademia Chigiana c’è stato un drastico cambio di modello, obbligato soprattutto dalla profonda crisi che ha attraversato il Monte dei Paschi di Siena, allora unico sostenitore della Chigiana dal punto di vista economico.

Sì, la creazione del Chigiana International Festival nel 2015 ha varato un nuovo modello con il superamento della Settimana Musicale Senese che era un festival autonomo. Il Festival si è improvvisamente dilatato ed integrato con la Summer Academy. Questo ci ha consentito a fronte di un minore impegno economico da parte della Fondazione Monte dei Paschi di poter ricevere un contributo da parte di altri soggetti privati. Oltre a questo si aggiunga un contributo pubblico per circa un terzo del budget totale e un forte incremento delle entrate della Accademia stessa grazie ad un aumento dello sbigliettamento, grazie all’apertura del Chigiana Art Café dove siamo seduti ora per quest’intervista che è diventato un punto di ritrovo per il pubblico, i docenti, gli allievi ma anche un luogo per i numerosi turisti che  popolano la città, e grazie anche all’apertura del Palazzo Chigi Saracini a visite guidate.

Il Festival ha visto e consentito anche il coinvolgimento di molte Istituzioni e realtà musicali sia toscane che italiane.

Il Festival è stato un modo di coinvolgere in un progetto di spettacolo le principali Istituzioni della regione: l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Regionale Toscana (ORT), l’Orchestra dei Conservatori della Toscana, Siena Jazz, l’Istituto Superiore di Studi Musicali Rinaldo Franci di Siena e l’Orchestra Giovanile Italiana della Scuola di Musica di Fiesole. Si aggiungano poi altre Istituzioni nazionali quali Il Conservatorio Cesare Pollini di Padova e i rapporti con altre realtà per quanto riguarda partnership coi singoli corsi come la Filarmonica Artuto Toscanini di Parma, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra di Sanremo, il Teatro Massimo di Palermo per quanto riguarda il corso di Direzione d’Orchestra, il Teatro Comunale di Bologna per quanto riguarda il canto lirico; le Dimore del Quartetto per la musica da camera e molte altre.

Sfogliando il programma del Festival 2019 si nota anche un grande coinvolgimento di tutto il territorio senese con molta attività concertistica anche lontano da Siena.

Questa è un’altra chiave importante del Festival: il Festival invade totalmente le terre di Siena dalle Crete senesi alle colline del Chianti portando pubblico e musicisti in luoghi magici come il Chiostro di Torri a Sovicille, alla Basilica di San Lucchese a Poggibonsi, a Gaiole in Chianti, alla meravigliosa Cappella della Madonna di Vitaleta a San Quirico d’Orcia.

Una breve anticipazione sul tema del prossimo festival?

Mai! (ridendo…)