In occasione dell’uscita del nuovo album per Arcana/Outhere, incontriamo Simone Vallerotonda, fondatore dell’ensemble I Bassifondi. Siamo di fronte ad un altro originale ed entusiasmante viaggio musicale nel tempo.

Intervista di Gabriele Formenti

 

*questo è il secondo album de I Bassifondi. Come avete scelto il programma? Ancora una volta originale e non scontato…

Volevo continuare il filo rosso su Roma, iniziato con il disco solistico dedicato alle sonate per arciliuto di Giovanni Zamboni romano.

*I BASSIFONDI: qual è la vostra filosofia esecutiva? Cosa rende speciale questo Ensemble?

Da un lato il coraggio di usare tutte le sfumature, spesso ardite e terribilmente attuali, presenti in letteratura per i nostri strumenti, il che esige una profonda conoscenza del repertorio. Dall’altro la voglia di tutti e tre, di costruire gli arrangiamenti insieme, come farebbe un gruppo pop o rock. La visione del direttore che comanda e detta e tutti scrivono è abbastanza anacronistica e non ci piace.

*nel disco troviamo un paio di “Guest-Star”, che partecipano al programma del disco…

Enrico Onofri ha accettato questa bellissima sfida: improvvisare come facevano gli antichi, su un estratto di una Toccata per chitarra di G.P. Foscarini. E ciò per me ha un duplice significato: un grande del violino come lui si è prestato con la naturalezza di un bambino e si è messo in gioco con la sua preziosa arte; compiere un gesto creativo su un brano così moderno eppur assolutamente antico e originale testimonia la volontà di abbattere tanti preconcetti da vecchi parrucconi, che vedono la musica antica come un fenomeno da trattare coi guanti bianchi. E invece è bello sporcarsi le mani.

L’altra ospite è la soprano Emoke Barath la quale con grande gentilezza e affetto, rimasta colpita già dal nostro precedente disco “Alfabeto falso”, mi aveva dimostrato la voglia di fare qualcosa insieme. E devo dire che le sue tre tracce cantate sono un bel regalo.

*MUSICA ANTICA come MUSICA POP, intesa come popolare. Un binomio da sempre sottolineato ma che si concretizza in maniera piuttosto evidente nel vostro lavoro.

Ci sono come nella natura tantissime varietà di specie, di piante, di minerali. Pensarla solo abitata da alberi di ciliegio o solo da pappagalli colorati mi sembra abbastanza riduttivo. Così nella musica antica: c’è una varietà di strati sociali, di usi del repertorio e di generi, che si deve a mio avviso guardare con imparzialità e rispetto ogni ambito. E in un certo senso in questo disco si parte dal “pop” per arrivare all’aulico. Basta ascoltare le varie “Girometta”.

*Che strumenti utilizzate per questo nuovo disco?

Liuto rinascimentale, Arciliuto, Tiorba, Chitarra barocca, Chitarra battente, Sordellina, Zampogna, Colascione, e tutte o quasi le percussioni presenti nel “Sintagma Musicum” di Praetorius.

*Ci sono anche alcuni compositori da riscoprire e forse mai sentiti nominare dal più vasto pubblico.

Tommaso Marchetti è la prima volta che viene registrato per esempio, ma anche dei più famosi abbiamo scelto le cose più rare.

*Prossimi impegni e progetti?

È appena iniziato il tour di concerti del nuovo album e presto ci porterà in Sud Africa. Parallelamente ai luoghi classici, suoniamo sempre anche in club, radio, pub, insomma in luoghi dove questa musica non è mai arrivata, per dare ai giovani come noi, la possibilità di scoprire questo mondo. Il 12 Novembre h18 alla Discoteca Laziale di Roma presenteremo ufficialmente il nuovo album.