Festival della Piana del Cavaliere – Configni (RI) – Intervista al Maestro Hossein Pishkar

Nei giorni del debutto dell’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani abbiamo incontrato il Maestro Hossein Pishkar, trentunenne direttore d’orchestra iraniano per conoscerlo e parlare della sua esperienza al Festival della Piana del Cavaliere.

La prima cosa che mi sono chiesto e che si chiederanno i lettori è: chi è Hossein Pishkar?

Gli altri dovrebbero rispondere a questa domanda… forse una persona che vive con la musica. Quando ho avuto il mio primo incontro casuale con la musica, perché nella mia famiglia nessuno si occupava di musica, avevo quattro anni e per me è stata un’esperienza magica perché da allora io faccio musica ogni giorno della mia vita. Ho iniziano l’apprendimento con il metodo di Carl Orff e dopo ho studiato vari strumenti tradizionali iraniani, poi il pianoforte e la composizione. Dopo mi sono trasferito in Germania per seguire il mio sogno che era quello di studiare direzione d’orchestra. In verità quindi chi sia Hossein Pishkar non lo so, ma so che è una persona che vive con la musica e per la musica soprattutto ora che vivo in Europa da solo perché la mia famiglia e i miei amici sono in Iran.

Non deve essere stato facile venire in Europa partendo dall’Iran.

Non è stato difficile. Essere in Iran non è così diverso da qui.  I media dicono cose che non sono vere, la situazione e il paese non sono così chiusi. Ho studiato lì fino al mio master. Ho studiato compositori come Sciarrino, Ligeti e quando sono arrivato in Germania i ragazzi non conoscevano questa musica. Ci sono molti maestri e professori che hanno studiato in Europa per cui il livello è buono.

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Poi ti sei trasferito in Germania.

Si sono arrivato in Germania nel mese di Giugno 2012 e ho cominciato a studiare direzione d’orchestra a Düsseldorf a da allora vivo lì. Ho frequentato molte masterclass, ma sono sempre tornato lì. Questo professore che ho trovato è stato per me un grande regalo e ha cambiato la mia vita. Sono sempre in contatto con lui anche se non sono più un suo studente.

Tra i nomi che leggo sul tuo curriculum e con cui hai studiato ci sono Bernard Haitink e Riccardo Muti:

In Germania ci sono tantissimi grandi direttori a Berlino, a Monaco e ho assistito a molte loro prove, a molti loro concerti. Ho avuto la fortuna di conoscerne molti, ma pochi si dedicano all’insegnamento: Haitink e Muti hanno cominciato a farlo; tuttavia potrei fare molti altri nomi: ho fatto una masterclass fantastica con Nicolás Pasquet, un’altra masterclass con un professore di Vienna che conosce lo stile viennese. Queste masterclass mi hanno dato la possibilità di lavorare maggiormente con i musicisti perché non dobbiamo dimenticarci che ogni musicista ha la possibilità di studiare il suo strumento a casa, ma un direttore d’orchestra non può studiare senza fare musica quindi succede che noi facciamo gli errori davanti ai musicisti. Normalmente abbiamo quindi bisogno di più tempo per imparare perché non abbiamo un’orchestra a casa tutti i giorni!

Come sei arrivato qui a Configni?

Ho conosciuto Anna (Anna Leonardi, la Direttrice Artistica del Festival ndt) quando ho diretto il Rigoletto a Ravenna con i ragazzi dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Lei era secondo oboe e corno inglese e così ci siamo conosciuti. Successivamente mi ha contattato per parlarmi del progetto di questa orchestra giovanile. Lavorare con le orchestre di ragazzi per me è fondamentale ed è un lavoro che faccio molto, molto volentieri. Ho visto che ero libero per questo periodo e allora ho detto “sì, molto volentieri sarò qui”. Allora io sono qui (ride).

Sei qui a dirigere questo programma sinfonico con la Sinfonia n.89 di Franz Josef Haydn e la Sinfonia n.4 di Robert Schumann. Come mai la scelta di questo programma e l’accostamento di questi due compositori? Spesso la quarta di Schumann viene affiancata da sinfonie di Haydn.

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Ho pensato molto a questo programma, per me una cosa molto importante era fare qualcosa che normalmente non si suona in Italia. Poteva essere anche Rossini, Verdi, Puccini… ma di questa musica ce n’è abbastanza. Ho pensato poi ad un programma non troppo facile, che i giovani musicisti non hanno già suonato per fargli fare una nuova esperienza. La quarta di Schumann è allo stesso tempo anche una pagina che tutte le grandi orchestre hanno in repertorio. Haydn invece per me è un compositore molto speciale: in futuro vorrei dirigere tutte le oltre cento sue sinfonie perché Haydn è come un iceberg: si vede solo una piccola parte, poche sinfonie, poche sonate ma tutto ciò che ha scritto è di grande qualità e con uno spirito unico. Allora ho scelto la sinfonia n.89 in fa maggiore anche per un rapporto di tonalità con la sinfonia di Schumann che è in re minore. Sono molto felice di questo programma, che non è facile ma i ragazzi hanno fatto veramente un grande lavoro sono molto contento! Sono sicuro che domani sarà un concerto meraviglioso.

Sia Haydn che Schumann non hanno attualmente la fortuna che meritano come compositori di sinfonie: Haydn, lo abbiamo appena detto, poco suonato e Schumann ritenuto un orchestratore mediocre.

Questa cosa di Schumann cattivo orchestratore l’ho sentita anche in Iran. Anche di Schubert è stato detto questo. Rispetto a Beethoven e a Brahms questo è un repertorio non così conosciuto, ma questo è il nostro lavoro: far ascoltare questa musica e poter far capire al pubblico e ai musicisti che non è vero e che questa è ottima musica! Per Haydn è chiaro a tutti che è una figura fondamentale per la sinfonia, ma per Schumann è diverso. La struttura della sinfonia è un po’ chiusa e la musica di Schumann è molto più libera di questa struttura. In Brahms la struttura della sinfonia è architettonica, formale, mentre in Schumann invece è poetica. Se si conosce la musica da camera di Schumann anche le sinfonie diventano più accessibili. L’idea che Schumann non fosse un bravo orchestratore viene da Mahler che aveva cambiato molte cose sulle partiture di Schumann, ma Mahler lo ha fatto anche su Beethoven. Per me è più interessante invece confrontare la prima e la seconda versione della quarta sinfonia che sono molto diverse. Nella prima si sente più Schumann mentre la seconda è quella più famosa. Ho scelto la seconda versione perché è la più suonata e serve di più ai ragazzi. Molti di loro non la conoscevano e questo mi ha fatto capire che è stata la scelta giusta: è molto importante per me confrontarci insieme con questa musica e su questa musica che per loro è nuova. Se si vive la musica possiamo cambiare le nostre idee e il nostro atteggiamento su di essa.

Come è stato il lavoro qui a Configni con questa orchestra nuova, che è nata qui davanti a te e vedrà la luce domani con il primo concerto?

Non è la prima volta che dirigo una nuova orchestra, ma è un’esperienza unica perché i musicisti sono qui solo per lavorare e per suonare in questa orchestra e hanno un atteggiamento fresco anche se a volte ci sono tanti problemi che non si incontrano in orchestre che suonano insieme ogni giorno da tanti anni. Allora prendo l’esperienza che ho con le orchestre che suonano insieme da tanto e anche l’energia di questi ragazzi giovani che vogliono fare un lavoro con me. E così ha funzionato molto bene. Abbiamo avuto sempre un’atmosfera bella, seria e professionale. I ragazzi hanno fatto un grande lavoro perché questo repertorio non è facile. È stata veramente una grande gioia per me lavorare con i ragazzi e ogni giorno li vedo crescere e migliorano a vista d’occhio!

Luca Di Giulio