Società del Quartetto di Milano

Sala Verdi del conservatorio 18/10/2019

5 stelle

Per il secondo concerto della stagione 2019/20 della Società del Quartetto sono ospiti in Sala Verdi Le Concert des Nations diretti da Jordi Savall. In programma due capisaldi del sinfonismo beethoveniano: la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica” e la Sinfonia n.5 in do minore op.67. Per quanto il programma preveda composizioni molto frequentate è necessario sottolineare come sia ben congegnato. Prima di tutto riguardo al rapporto tra le tonalità delle due sinfonie essendo il do minore la relativa minore del mi bemolle maggiore. Si aggiunga anche che Beethoven voleva che l’Eroica fosse sempre posta nella prima parte dei concerti, cosa che ai giorni nostri avviene assai raramente. Si comincia quindi con la Terza. All’inizio abituarsi alla sonorità piuttosto contenuta di questa piccola orchestra con strumenti originali non è facile sebbene quella di stasera sia la sala più adatta a Milano per questo tipo di repertorio: sentire questo concerto alla Scala, al Dal Verme o in Auditorium sarebbe stato impensabile per questioni meramente acustiche.

Jordi_Savall3_MolinaVisualsNon sempre il bilanciamento tra archi e legni è efficace ma con lo scorrere dei minuti orchestra e direttore trovano il modo di aggiustare il tiro. L’aspetto che maggiormente impressiona è il colore dell’orchestra dovuto agli strumenti antichi e al conseguente abbassamento di diapason. Inoltre per alcune sezioni, si prendano ad esempio i corni, stupisce il fatto che abbiano caratteristiche molto di verse gli strumenti naturali da quelli a pistoni: incredibili i pianissimi che creano questi strumenti e incredibile la difficoltà di alcuni passaggi di nota e di salti. I tempi scelti da Savall non sono eccessivamente snelli e veloci e consentono una certa aggressività nel suono e nel volume per gli ottoni, sempre ben meditati e soppesati dal maestro catalano. Impressionante ed esaltante è l’approccio al Finale della terza sinfonia: un tema e variazioni coloratissimo concepito e diretto con un senso drammaturgico del discorso musicale incredibile. Nella seconda parte la Quinta sinfonia risulta interpretativamente meno rivoluzionaria, forse perché rivoluzionaria lo è già di suo, e probabilmente meno convincente dell’Eroica, conclude il programma del concerto.

Luca Di Giulio