2 gennaio 2020

Teatro dell’Unione Viterbo ore 21:00

5 stelle

Al Teatro dell’Unione di Viterbo l’anno musicale si apre con un concerto sinfonico che vede protagonista Hossein Pishkar e l’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani. In programma una selezione di undici Danze Slave di Dvořák e l’Ouverture del Gugliermo Tell di Gioacchino Rossini: un programma ambizioso e tecnicamente impegnativo per un’orchestra di soli sei mesi di vita e che non suona sotto la bacchetta del direttore iraniano dal concerto inaugurale del 14 agosto scorso. La scelta del programma lascia trasparire la fiducia di Pishkar nelle qualità dell’orchestra e già alla prima danza dell’op.46 si capisce con quale attenzione e dedizione l’orchestra segua il direttore. Nel Furiant della prima danza slava basta la corona sulla pausa prima del Trio per capirlo: la pausa dura molto più del consueto e sembra non finire mai, ma l’orchestra attende il gesto di Pishkar come poche compagini avrebbero fatto. IMG_3399La lettura che il direttore fa di queste danze slave è molto introspettiva e questo si traduce in tempi quieti o addirittura lenti (nella terza e nella quinta danza dell’op.72), esitazioni, e pause ben ponderate. Tutto ciò va a beneficio della cura dei dettagli: accompagnamenti curatissimi dal punto di vista del suono, oscillazioni di metronomo, ampia gamma di dinamiche. La sala di Viterbo, con un palcoscenico aperto e senza conchiglia acustica, non aiuta la proiezione del suono ma il risultato finale non ne soffre particolarmente. Rimarchevole, tra le danze, l’esecuzione della seconda dell’op.72 spesso forzatamente caratterizzata alla ricerca di un’espressività che risiede invece nella sua semplicità. A conclusione del programma l’Orchestra Calamani si inerpica con grande abilità sulle vette dell’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini: a partire dall’ottimo solo introduttivo del primo violoncello, passando per il solo del corno inglese e finendo con le grandi agilità richieste, e ben eseguite, ad altre sezioni dell’orchestra come i violini, i legni (flauti su tutti) e i tromboni. Un esplosione fragorosa di applausi accoglie la fine dell’Ouverture e propizia due bis: le Danze slave n.8 op.46 e n.7 op.72 che congedano il soddisfatto pubblico viterbese.

Luca Di Giulio