Siena, Piazza Jacopo della Quercia

1 e 6 agosto 2020 ore 21:15 e 21:00

 

L’Accademia Chigiana International Festival and Summer Academy riparte senza esitazioni dopo il confinamento e le misure restrittive per gli spettacoli aperti al pubblico. Il cartellone 2020 è piuttosto contenuto rispetto agli anni precedenti ma si è cercato di mantenere tutti i grandi appuntamenti legati alla formazione Chigiana. Due di questi eventi in programma sono state le serate dedicate alla Masterclass di Direzione d’orchestra del Maestro Daniele Gatti svolte entrambe all’aperto per motivi di distanziamento e di riduzione di capienza del Teatro dei Rinnovati. Nonostante tutte queste difficoltà organizzative, l’Accademia non ha rinunciato al progetto iniziale di portare in scena per la prima volta un’opera unendo la classe di direzione d’orchestra con quella di canto. Il progetto è stato ridimensionato via via per i suddetti motivi ma si è riusciti a non rinunciare alla forma scenica portando in Piazza della Quercia l’intermezzo buffo La Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi. Ma andiamo con ordine.

DSC_1280 copiaLa sera del primo agosto ha avuto luogo la consueta serata di concerto degli allievi con l’Orchestra Giovanile Italiana, ridotta ad una formazione di soli 21 archi. Sui leggii quattro brani della letteratura per orchestra d’archi a cavallo tra Otto e Novecento: la Suite (1877) di Janáček, il Divertimento per archi (1939) di Béla Bartók, i Cinque pezzi op.5 (1909) di Anton Webern ed infine l’Apollon Musagète (1927) di Stravinskij. Si alternano alle prese con queste quattro difficili partiture altrettanti direttori: Cesare Della Sciucca, il tedesco Stefan Heinrich Bone, Diego Ceretta e l’italo-iraniano Aram Khacheh. Si inizia con Janacek, il brano che mantiene più le radici nell’Ottocento e nel Romanticismo. Della Sciucca mostra un gesto chiaro e musicale, che dà compattezza all’insieme, cosa non del tutto scontata con la difficoltà ad ascoltarsi per i professori d’orchestra distanziati tra loro. Soprattutto nei movimenti centrali, ed in particolare nel prosodico Andante con moto, si nota un fraseggio molto curato di Della Sciucca e un ottimo contatto con l’orchestra. A seguire il Divertimento di Bartók diretto da Bone. Al netto di qualche piccola esitazione nei primi violini, che nel frattempo hanno cambiato la loro guida, cosa che avverrà per ogni brano in programma con l’alternanza di due violini di spalla, l’esecuzione di Bone si dimostra corretta e attenta, magari non trascinante ma sicuramente ben fatta. Alle prese con la partitura più difficile della serata è il già noto Diego Ceretta, ascoltato sempre in Chigiana l’anno scorso e al Festival MiTo. I cinque “aforismi” op.5 di Webern sono pagine delicate, rarefatte e che vivono di contrasti: timbrici, espressivi e dinamici. Tutta la costruzione contribuisce a creare quella sensazione di angoscia e di incomunicabilità che sono al centro della poetica weberniana. Ceretta nonostante la giovane età riesce molto bene nello scopo unendo precisione nella concertazione ed intensità emotiva. A conclusione del concerto l’Apollon Musagète di Stravinskij con Aram Khacheh. Gestualmente “volatile” e con un tactus non sempre impeccabile, e la compattezza degli archi ne risente, Khacheh risulta probabilmente il direttore più acerbo dei quattro e con alcuni aspetti tecnici da perfezionare. Tuttavia grazie anche ad una orchestra molto attenta e ben preparata durante il corso, l’esecuzione tutto sommato risulta godibile alle orecchie del pubblico.

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Pochi giorni dopo, il 6 agosto, nella medesima cornice di Piazza Jacopo della Quercia, per chi non fosse pratico di Siena, la piazza adiacente la navata destra del Duomo, va in scena la Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi. La serata prevede due rappresentazioni: alle 21:00 e alle 22:30. Alle 21 ancora una volta sul podio troviamo Diego Ceretta, milanese classe 1996. Nel ruolo di Serpina, Faustine De Monès, di Uberto, Carmine Giordano e di Vespone, Alessio Fortune Ejiugwo. Il giovane direttore milanese alle prese con un lavoro teatrale messo in scena segue molto bene il palcoscenico senza però trascurare l’orchestra. Molta l’attenzione a tutti gli attacchi e una direzione corretta e “in stile” o meglio storicamente informata come si usa dire oggi. La messa in scena è nella sua semplicità efficace e divertente. Il soprano Faustine De Monès ha una buona presenza scenica e vis comica, anche se vocalmente pare un po’ evanescente nonostante l’amplificazione. Difficile capire in questa situazione all’aperto se sia questione di proiezione del suono o di grandezza della voce. Di egual statura la performance di Carmine Giordano che però è meno convincente dal punto di vista scenico rispetto a quello vocale. Nella pausa tra primo e secondo atto Carlo Benedetto Cimento, altro allievo del corso di direzione, ha ben diretto la celebre Eine kleine Nachtmusik K.525 di Wolfgang Amadeus Mozart. La seconda rappresentazione delle 22:30, alla quale non ho assistito, è stato invece diretta dal direttore spagnolo Bernat Gerard Quetglas Torello, con Serpina Fiorenza Mercatali, Uberto Gianandrea Navacchia, Vespone Paolo Mascari. Come intermezzo tra primo e secondo atto Marco Crispo ha diretto i divertimenti K.137 e K.138 di Mozart.

Luca Di Giulio